LE COLLABORAZIONI AUTONOME OCCASIONALI

Il lavoro autonomo occasionale è una particolare forma contrattuale con cui una persona si obbliga a realizzare un’opera o a prestare un servizio dietro corrispettivo, ma senza vincolo di subordinazione e con lavoro prevalentemente proprio. Il rapporto giuridico che si crea tra il prestatore d’opera e il suo committente è disciplinato dalle regole sul contratto d’opera (artt. 2222 e s. c.c.).

Chi desidera avviare un’attività indipendente e diventare freelance, solitamente non apre subito la partita iva, ma inizia a operare attraverso la prestazione occasionale con ritenuta d'acconto. Una volta consolidato il business, il lavoro diventa più stabile e abituale, ed è così che si rende necessario aprire la partita iva. Ma le prestazioni occasionali devono essere inserite in dichiarazione dei redditi? Qual è il trattamento fiscale e contributivo a esse legato? Lo abbiamo chiarito nel nostro articolo.

La prestazione occasionale di lavoro autonomo è una prestazione di tipo non commerciale che deve essere svolta in modo saltuario, non in modo continuativo, non ripetitivo (occasionale).
Ne sono un esempio il lavoratore dipendente che decide di fare una consulenza straordinaria fuori dal proprio contesto lavorativo e fuori orario di lavoro dipendente. Oppure lo studente che realizza un sito web per un’impresa o un libero professionista.
ATTENZIONE: se l’attività svolta dovesse diventare continuativa, abituale e svolta regolarmente, si renderebbe necessaria l’apertura della partita iva.

In linea generale, il soggetto che riceve redditi derivanti da prestazioni occasionali, è tenuto a riportare i suddetti nella dichiarazione dei redditi, salvo qualche eccezione. Se, infatti, l’unica fonte di reddito del soggetto fosse rappresentata dai redditi derivanti dalle prestazioni occasionali, e il soggetto non fosse in possesso di immobili oltre all’abitazione principale, e i compensi totali non superassero i 4.800 euro, la dichiarazione dei redditi non sarebbe obbligatoria.
Questo significa che, in caso di altri redditi o intenzione a recuperare le ritenute d’acconto subite, la dichiarazione dei redditi diventa obbligatoria. 
Quando un soggetto svolge una prestazione occasionale nei confronti di un titolare di partita iva, sia esso rappresentato da un libero professionista, una società o una ditta individuale, occorre applicare la ritenuta d’acconto del 20%.
In questo caso, non si incassa il 100% del compenso, ma solo l’80%. Presentando la dichiarazione dei redditi, la ritenuta diventa un credito che può essere utilizzato in compensazione per il versamento di altre imposte o può essere rimborsata.
Se si percepiscono altri redditi o si supera la soglia dei 4.800 euro, i compensi derivanti da prestazioni occasionali devono essere obbligatoriamente inseriti in dichiarazione dei redditi e determineranno l’IRPEF. I sostituti d’imposta sono tenuti a rilasciare ai soggetti che hanno eseguito prestazioni occasionali, la Certificazione Unica dei compensi ricevuti. Nella CU sono specificatamente indicati i redditi percepiti e le eventuali ritenute d’acconto. Questo documento deve essere rilasciato entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello in cui è stata svolta la prestazione, molto spesso tale scadenza viene cambiata ogni anno. 
Avute tutte le CU, il lavoratore potrà valutare se procedere o meno con la dichiarazione dei redditi. 
Molto spesso, le ritenute d’acconto si perdono. Potrebbe infatti risultare che il lavoratore abbia subito delle ritenute maggiori rispetto alla quota IRPEF dovuta. Per questo motivo, è sempre consigliato procedere con la dichiarazione dei redditi, anche in caso di singola prestazione occasionale e di importo basso. Se la ritenuta risultasse maggiore del dovuto, questa sarà riportabile negli esercizi successivi, essere impiegata a compensazione o essere rimborsata sul proprio conto corrente. 

Quando si supera la soglia dei 5.000 euro (lordi) di reddito percepito attraverso prestazioni occasionali, scatta l’obbligo contributivo.
La soglia dei 5.000 euro non rappresenta il limite annuale da non superare per non aprire la partita iva. Si tratta del limite superato il quale, occorre iscriversi all’INPS. Sotto tale soglia, il lavoratore non deve versare alcun contributo previdenziale. Superati i 5.000 euro, il lavoratore è tenuto a pagare anche i contributi INPS iscrivendosi alla Gestione Separata
Per poter utilizzare la prestazione occasionale, occorre farlo nel rispetto dei limiti dei compensi, che variano a seconda dell’anno civile, del prestatore e dell’utilizzatore.

In linea generale, però, questi sono i limiti:

Per i lavoratori, il limite massimo annuo di compensi complessivi è di 5000 euro e un massimo di 2500 euro dallo stesso utilizzatore;

 

Per i datori di lavoro, il massimo dei compensi non può superare i 10’000 euro all’anno (ad eccezione delle società sportive).

 

 

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