LA GESTIONE DEI CONFLITTI

Per conflitto si intende l’espressione di una tensione e di una incompatibilità tra alcune parti che prima erano in interdipendenza tra loro e avevano un equilibrio positivo. Si tratta di un fenomeno naturale, le cui dinamiche costituiscono un potenziale fattore di crescita per gli individui e per i gruppi sociali. Se il conflitto non emerge, oppure viene evitato, negato, proiettato, rimosso, vi sarà un blocco alla crescita sia delle persone che del gruppo. Di fronte al conflitto, ogni individuo reagisce mettendo in atto quello che l’abitudine e l’esperienza ha permesso di acquisire, e cioè una serie di strategie personali di risoluzione dei conflitti.

Si ritiene che si possano individuare dei comportamenti di risposta:

dominio. Corrisponde al binomio vincente/perdente. Questa modalità viene messa in atto da chi cerca in tutti i modi di raggiungere solo i propri obiettivi personali, ricorrendo all’imposizione delle proprie ragioni, discutendo animatamente, irrigidendo le proprie posizioni, non ponendosi dal punto di vista dell’altro e sminuendone le ragioni (chiaro esempio di interdipendenza negativa);

compromesso. Le parti non tentano di trovare una soluzione di soddisfacimento per entrambi, ma di salvaguardare la relazione raggiungendo un accordo in cui nessuno dei due abbia avuto più dell’altro; non si deve pensare che sia soddisfacente;

fuga difensiva. Non c’è nessun vincitore, ma solo perdenti, in quanto vi è una rinuncia sia agli obiettivi personali che alla relazione con gli altri. Chi adotta questa strategia non riesce ad intravedere soluzioni, riesce solo ad allontanarsene; ■ accomodamento. Viene invertito il binomio perdente/vincente: la priorità è riservata alla relazione interpersonale ed al suo mantenimento, piuttosto che al raggiungimento di interessi ed obiettivi concreti. Anche qui c’è una rinuncia agli interessi, ma soltanto da una delle due parti, la quale proprio per il timore di compromettere la relazione con l’altro preferisce piegarsi ai suoi interessi ed alle sue volontà;

integrazione. Il potenziale conflitto si sviluppa sul binomio vincente/vincente. Le parti hanno entrambe lo scopo di perseguire gli obiettivi, ma anche quello di perseguire il mantenimento della relazione. L’atteggiamento è quello di comprendere ed avvicinarsi ai bisogni ed alle ragioni dell’altra persona: indagare sulle origini del disaccordo, non rinunciare ad esprimere opinioni ascoltando con empatia, cercare delle soluzioni costruttive accettabili da entrambe le parti.

Essere consapevoli delle proprie strategie è il primo passo non solo per capire su quale versante ci si trova, ma anche per prevedere la possibilità di cambiare ed acquisire nuove modalità di comportamento in situazioni conflittuali. Va precisato, comunque, che non in tutte le situazioni conflittuali è proficuo usare la stessa modalità di risoluzione, anzi si dovrebbe possedere l’abilità di saperne usare diverse.

Di seguito si riportano alcuni comportamenti che rendono difficile la soluzione dei conflitti:

■ cedere alla rabbia;

■ voler risolvere prima di ascoltare attentamente il problema;

■ pretendere sempre l’ultima parola;

■ insistere su un principio quando è una preferenza;

■ “fare inferenze” più che osservazioni: dare giudizi sulla persona e presumere i motivi di quanto dice.

 

 

 

 

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